Quell’angolino tranquillo a sinistra
di Mehdi Rabbi
Mehdi Rabbi afferma: “Io scrivo storie perché non posso farne a meno. La scrittura è per me come una passeggiata notturna infinita e gioiosa”.
Caratterizzati da una lingua che tiene conto dell’estrazione popolare di molti dei personaggi narrati, punteggiata da vocaboli in dezfuli e dall’arabo locale, i racconti che un giovanissimo Rabbi ha messo insieme in questa raccolta sono effettivamente una passeggiata in una realtà di provincia apparentemente lontana dalla scintillante capitale Tehran. In essi, amore, amicizia, solitudine, desiderio di realizzarsi, rapporti genitori-figli, disincanto giovanile emergono ancora una volta come il tema principale della società iraniana di oggi. Qui, però, le contraddizioni sono meno evidenti che altrove; il cambiamento segue ritmi forse maggiormente aderenti alle norme non scritte che regolano i rapporti sociali e la convivenza familiare; l’ambiente circostante e la cultura locale sono più presenti. Racconto dopo racconto ci si immerge nella città di Ahvaz – con il suo clima, il suo fiume, i magnifici ponti, gli alberi esotici, i mercatini con le donne arabe accovacciate, i giovani universitari – facendo un tuffo in una realtà inedita per chi dell’Iran conosce solo il caos di Tehran o la serena bellezza di Isfahan e Shiraz.
Amore, amicizia, solitudine, desiderio di realizzarsi, rapporti genitori-figli, disincanto giovanile emergono da questi racconti come il tema principale della società iraniana di oggi anche lontano dal tumulto e dalle opportunità di Tehran. Nel Khuzestan disseccato dal sole, dove il grande fiume Karun scintilla sotto ponti d’acciaio, Mehdi Rabbi esplora i sentimenti e i legami che da sempre tengono insieme uomini e donne.
Dopo ogni delusione aumentavo la distanza, o quanto meno diminuivo le soste. Penso che è per questo che sono dimagrito oltremisura. Per esempio, ogni volta che mi sono lasciato con una donna che amavo ho aggiunto cinquecento metri al mio percorso. Ogni volta che ho fatto una scelta di cui poi mi sono pentito, un chilometro, e per tutte le altre delusioni e sconfitte il percorso è aumentato in rapporto alla loro importanza.
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